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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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al cardinal Farnese.

Per non entrare in le cause per le quali fummo costretti
a pigliar l'armi, per essere cosa che ricercarebbe piu tempo, si
verra solamente a dire che non le pigliammo mai per odio o
mala volunta che havessimo contra l'imperatore, o per am-
bitione di far piu grande lo stato nostro o d'alcuno de no-
stri, ma solo per necessita nella quale ci pareva che fusse
posta la liberta et stato nostro et delli communi stati d'Ita-
lia, et per far constare a tutto il mondo et all' imperatore
che se si cercava d'opprimerci, noi non potevamo ne doveva-
mo comportarlo senza far ogni sforzo di difenderci, in tan-
to che sua Mta, se haveva quell' animo del quale mai dubita-
vamo, intendesse che le cose non erano per riuscirli cosi facil-
mente come altri forse gli haveva dato ad intendere, overo se
noi ci fussimo gabbati in questa oppinione che Sa Mta intendessi
a farsi male, et questi sospetti ci fusser nati piu per modi dei
ministri che altro, facendosi S. Mta Cesarea intendere esser
cosi da dovero, si venisse a una buona pace et amicitia non solo
tra noi particularmente et S. Mta, ma in compagnia degli altri
prencipi o sigri con li quali eravamo colligati non per altro ef-
fetto che solamente per difenderci dalla villania che ci fusse
fatta o per venir con conditioni honeste et ragionevoli a met-
tere un' altra volta pace infra la misera christianita: et se
quando Don Ugo venne S. Mta ci havesse mandato quelle resolu-
tioni le quali honestissimamente ci parevan necessarie per ve-
nir a questo, ci haverebbe N. Sigre Iddio fatto la piu felice gra-
tia che si potessi pensare, che in un medesimo di quasi che
si presero l'armi si sarebbon deposte. Et che sia vero quel
che diciamo che habbiamo havuto sempre in animo, ne puo
far testimonio la dispositione in che ci trovo il generale di S.
Francesco, con el quale communicando noi, hora e un' anno
che era qui per andare in Spagna, le cause perche noi et gli al-
tri d'Italia havevamo da star mal contenti dell' imperatore, et
dandogli carico che da nostra parte l'esponesse tutte a quella,
con farli intendere che se voleva attendere ai consigli et pre-
ghiere nostre, le quali tutte tendevano a laude et servitio di
dio et beneficio cosi suo come nostro, ci troverebbe sempre di
quella amorevolezza che ci haveva provato per inanzi, et essen-
dosi di la alquanti mesi rimandatoci il detto generale da S.
Mta con risponderci humanissimamente che era contenta, per usar
delle sue parole, accettar per comandamento quello che noi gli
havevamo mandato a consigliare: et per dar certezza di cio, por-
tava tra l'altre risolutioni d'esser contento di render li figliuoli
del christianissimo con quel riscatto et taglia che gli era stata
offerta da S. Mta, cosa che sin qui non haveva voluto mai fare:
oltre che prometteva che se tutta Italia per un modo di dire a quell'
hora che 'l generale arrivassi a Roma, fussi in suo potere, era
contenta, per far buggiardo chi l'havesse voluto calunniare che la
volessi occupare, di restituir tutto nel suo pristino stato et mostrar
che in essa ne per se ne per il sermo suo fratello non ci voleva
un palmo di piu di quello che era solito di possidervi antica-

Päpste** 17
al cardinal Farnese.

Per non entrare in le cause per le quali fummo costretti
a pigliar l’armi, per essere cosa che ricercarebbe piu tempo, si
verrà solamente a dire che non le pigliammo mai per odio o
mala voluntà che havessimo contra l’imperatore, o per am-
bitione di far piu grande lo stato nostro o d’alcuno de no-
stri, ma solo per necessità nella quale ci pareva che fusse
posta la libertà et stato nostro et delli communi stati d’Ita-
lia, et per far constare a tutto il mondo et all’ imperatore
che se si cercava d’opprimerci, noi non potevamo nè doveva-
mo comportarlo senza far ogni sforzo di difenderci, in tan-
to che sua M, se haveva quell’ animo del quale mai dubita-
vamo, intendesse che le cose non erano per riuscirli così facil-
mente come altri forse gli haveva dato ad intendere, overo se
noi ci fussimo gabbati in questa oppinione che Sa M intendessi
a farsi male, et questi sospetti ci fusser nati piu per modi dei
ministri che altro, facendosi S. M Cesarea intendere esser
così da dovero, si venisse a una buona pace et amicitia non solo
tra noi particularmente et S. M, ma in compagnia degli altri
prencipi o sigri con li quali eravamo colligati non per altro ef-
fetto che solamente per difenderci dalla villania che ci fusse
fatta o per venir con conditioni honeste et ragionevoli a met-
tere un’ altra volta pace infra la misera christianità: et se
quando Don Ugo venne S. M ci havesse mandato quelle resolu-
tioni le quali honestissimamente ci parevan necessarie per ve-
nir a questo, ci haverebbe N. Sigre Iddio fatto la piu felice gra-
tia che si potessi pensare, che in un medesimo dì quasi che
si presero l’armi si sarebbon deposte. Et che sia vero quel
che diciamo che habbiamo havuto sempre in animo, ne può
far testimonio la dispositione in che ci trovò il generale di S.
Francesco, con el quale communicando noi, hora è un’ anno
che era qui per andare in Spagna, le cause perche noi et gli al-
tri d’Italia havevamo da star mal contenti dell’ imperatore, et
dandogli carico che da nostra parte l’esponesse tutte a quella,
con farli intendere che se voleva attendere ai consigli et pre-
ghiere nostre, le quali tutte tendevano a laude et servitio di
dio et beneficio così suo come nostro, ci troverebbe sempre di
quella amorevolezza che ci haveva provato per inanzi, et essen-
dosi di là alquanti mesi rimandatoci il detto generale da S.
M con risponderci humanissimamente che era contenta, per usar
delle sue parole, accettar per comandamento quello che noi gli
havevamo mandato a consigliare: et per dar certezza di cio, por-
tava tra l’altre risolutioni d’esser contento di render li figliuoli
del christianissimo con quel riscatto et taglia che gli era stata
offerta da S. M, cosa che sin qui non haveva voluto mai fare:
oltre che prometteva che se tutta Italia per un modo di dire a quell’
hora che ’l generale arrivassi a Roma, fussi in suo potere, era
contenta, per far buggiardo chi l’havesse voluto calunniare che la
volessi occupare, di restituir tutto nel suo pristino stato et mostrar
che in essa nè per se nè per il sermo suo fratello non ci voleva
un palmo di piu di quello che era solito di possidervi antica-

Päpſte** 17
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[257/0269] al cardinal Farnese. Per non entrare in le cause per le quali fummo costretti a pigliar l’armi, per essere cosa che ricercarebbe piu tempo, si verrà solamente a dire che non le pigliammo mai per odio o mala voluntà che havessimo contra l’imperatore, o per am- bitione di far piu grande lo stato nostro o d’alcuno de no- stri, ma solo per necessità nella quale ci pareva che fusse posta la libertà et stato nostro et delli communi stati d’Ita- lia, et per far constare a tutto il mondo et all’ imperatore che se si cercava d’opprimerci, noi non potevamo nè doveva- mo comportarlo senza far ogni sforzo di difenderci, in tan- to che sua Mtà, se haveva quell’ animo del quale mai dubita- vamo, intendesse che le cose non erano per riuscirli così facil- mente come altri forse gli haveva dato ad intendere, overo se noi ci fussimo gabbati in questa oppinione che Sa Mtà intendessi a farsi male, et questi sospetti ci fusser nati piu per modi dei ministri che altro, facendosi S. Mtà Cesarea intendere esser così da dovero, si venisse a una buona pace et amicitia non solo tra noi particularmente et S. Mtà, ma in compagnia degli altri prencipi o sigri con li quali eravamo colligati non per altro ef- fetto che solamente per difenderci dalla villania che ci fusse fatta o per venir con conditioni honeste et ragionevoli a met- tere un’ altra volta pace infra la misera christianità: et se quando Don Ugo venne S. Mtà ci havesse mandato quelle resolu- tioni le quali honestissimamente ci parevan necessarie per ve- nir a questo, ci haverebbe N. Sigre Iddio fatto la piu felice gra- tia che si potessi pensare, che in un medesimo dì quasi che si presero l’armi si sarebbon deposte. Et che sia vero quel che diciamo che habbiamo havuto sempre in animo, ne può far testimonio la dispositione in che ci trovò il generale di S. Francesco, con el quale communicando noi, hora è un’ anno che era qui per andare in Spagna, le cause perche noi et gli al- tri d’Italia havevamo da star mal contenti dell’ imperatore, et dandogli carico che da nostra parte l’esponesse tutte a quella, con farli intendere che se voleva attendere ai consigli et pre- ghiere nostre, le quali tutte tendevano a laude et servitio di dio et beneficio così suo come nostro, ci troverebbe sempre di quella amorevolezza che ci haveva provato per inanzi, et essen- dosi di là alquanti mesi rimandatoci il detto generale da S. Mtà con risponderci humanissimamente che era contenta, per usar delle sue parole, accettar per comandamento quello che noi gli havevamo mandato a consigliare: et per dar certezza di cio, por- tava tra l’altre risolutioni d’esser contento di render li figliuoli del christianissimo con quel riscatto et taglia che gli era stata offerta da S. Mtà, cosa che sin qui non haveva voluto mai fare: oltre che prometteva che se tutta Italia per un modo di dire a quell’ hora che ’l generale arrivassi a Roma, fussi in suo potere, era contenta, per far buggiardo chi l’havesse voluto calunniare che la volessi occupare, di restituir tutto nel suo pristino stato et mostrar che in essa nè per se nè per il sermo suo fratello non ci voleva un palmo di piu di quello che era solito di possidervi antica- Päpſte** 17

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 257. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/269>, abgerufen am 29.05.2024.