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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Girolamo Soranzo

ha fatto un giudicio mirabile nelle cause cosi di giustitia come
di gratia che si propongono in segnatura, in modo che non s'a-
pre la bocca che sa quello si puo concedere e quello si deve
negare, la quale parte e non pur utile ma necessaria in un pon-
tefice per le molte et importanti materie che occorre trattar di
tempo in tempo. Possiede molto bene la lingua latina e s'ha
sempre dilettato di conoscer le sue bellezze, in modo che, per
quanto mi ha detto l'illustrissimo Navagiero, che ne ha cosi bel
giudicio, nei concistorj, dove e l'uso di parlar latino, dice quello
che vuole e facilmente e propriamente. Non ha studiato in theo-
logia, onde avviene che non vuole mai propria autorita pi-
gliar in se alcuna delle cause commesse all' ufficio dell' inqui-
sitione: ma usa di dire che non essendo theologo si contenta
rimettersi in tutte le cose a chi si ha il carico: e se bene si
conosce non esser di sua satisfatione il modo che tengono gl'in-
quisitori di procedere per l'ordinario con tanto rigore contra gl'in-
quisiti, e che si lascia intendere che piu gli piaceria che usas-
sero termini da cortese gentilhuomo che da frate severo, nondi-
meno non ardisce o non vuole mai opponersi ai giudicii loro,
nei quali interviene poche volte, facendosi per il piu congrega-
tioni senza la presenza sua. Nelle materie e deliberationi di
stato non vuole consiglio d'alcuno, in tanto che si dice non es-
ser stato pontefice piu travagliato e manco consigliato di S.
Sta, non senza meraviglia di tutta la corte che almeno nelle
cose di maggior importantia ella non voglia avere il parere di
qualche cardinale, che pur ve ne sono molti di buon consiglio:
e so che un giorno Vargas lo persuase a farlo, con dirle che
se bene S. Sta era prudentissima, che pero unus vir erat nullus
vir, ma ella se lo levo d'inanzi con male parole: et in effetto
si vede che, o sia che ella stima esser atta di poter resolver
da se tutte le materie che occorrono, o che pur conosca esser
pochi o forse niuno cardinale che non sia interessato con qualche
principe, onde il giudicio non puo esser libero e sincero, si vede,
dico, che non si vuole servire d'altri che dal cardl Borromeo
e dal sigre Tolomeo, i quali essendo giovani di niuna o poca
sperienza et esseguenti ad ogni minimo cenno di S. Sta, si pos-
sono chiamar piutosto semplici esecutori che consiglieri. Da
questo mancamento di consiglio ne nasce che la Beate Sua, di
natura molto presta per tutte le sue attioni, si risolve anco molto
presto in tutte le materie, per importanti che le sieno, e presto
si rimuove da quello che ha deliberato: perche quando sono pub-
blicate le sue deliberationi e che li venga poi dato qualche ad-
vertimento in contrario, non solo le altera, ma fa spesso tutto
l'opposito al suo primo disegno, il che a mio tempo e avvenuto
non una ma molte volte. Con i principi tiene modo immediate
contrario al suo precessore: perche quello usava di dire il grado
del pontefice esser per metter sotto i piedi gl'imperatori et i re,
e questo dice che senza l'autorita de' principi non si puo con-
servare quella del pontefice: e percio procede con gran rispetto
verso di cadauno principe e fa loro volentieri delle gratie, e

Girolamo Soranzo

ha fatto un giudicio mirabile nelle cause così di giustitia come
di gratia che si propongono in segnatura, in modo che non s’a-
pre la bocca che sa quello si può concedere e quello si deve
negare, la quale parte è non pur utile ma necessaria in un pon-
tefice per le molte et importanti materie che occorre trattar di
tempo in tempo. Possiede molto bene la lingua latina e s’ha
sempre dilettato di conoscer le sue bellezze, in modo che, per
quanto mi ha detto l’illustrissimo Navagiero, che ne ha così bel
giudicio, nei concistorj, dove è l’uso di parlar latino, dice quello
che vuole e facilmente e propriamente. Non ha studiato in theo-
logia, onde avviene che non vuole mai propria autorità pi-
gliar in se alcuna delle cause commesse all’ ufficio dell’ inqui-
sitione: ma usa di dire che non essendo theologo si contenta
rimettersi in tutte le cose a chi si ha il carico: e se bene si
conosce non esser di sua satisfatione il modo che tengono gl’in-
quisitori di procedere per l’ordinario con tanto rigore contra gl’in-
quisiti, e che si lascia intendere che più gli piaceria che usas-
sero termini da cortese gentilhuomo che da frate severo, nondi-
meno non ardisce o non vuole mai opponersi ai giudicii loro,
nei quali interviene poche volte, facendosi per il più congrega-
tioni senza la presenza sua. Nelle materie e deliberationi di
stato non vuole consiglio d’alcuno, in tanto che si dice non es-
ser stato pontefice più travagliato e manco consigliato di S.
S, non senza meraviglia di tutta la corte che almeno nelle
cose di maggior importantia ella non voglia avere il parere di
qualche cardinale, che pur ve ne sono molti di buon consiglio:
e so che un giorno Vargas lo persuase a farlo, con dirle che
se bene S. S era prudentissima, che però unus vir erat nullus
vir, ma ella se lo levò d’inanzi con male parole: et in effetto
si vede che, o sia che ella stima esser atta di poter resolver
da se tutte le materie che occorrono, o che pur conosca esser
pochi o forse niuno cardinale che non sia interessato con qualche
principe, onde il giudicio non può esser libero e sincero, si vede,
dico, che non si vuole servire d’altri che dal cardl Borromeo
e dal sigre Tolomeo, i quali essendo giovani di niuna o poca
sperienza et esseguenti ad ogni minimo cenno di S. S, si pos-
sono chiamar piutosto semplici esecutori che consiglieri. Da
questo mancamento di consiglio ne nasce che la Beate Sua, di
natura molto presta per tutte le sue attioni, si risolve anco molto
presto in tutte le materie, per importanti che le sieno, e presto
si rimuove da quello che ha deliberato: perche quando sono pub-
blicate le sue deliberationi e che li venga poi dato qualche ad-
vertimento in contrario, non solo le altera, ma fa spesso tutto
l’opposito al suo primo disegno, il che a mio tempo è avvenuto
non una ma molte volte. Con i principi tiene modo immediate
contrario al suo precessore: perche quello usava di dire il grado
del pontefice esser per metter sotto i piedi gl’imperatori et i re,
e questo dice che senza l’autorità de’ principi non si può con-
servare quella del pontefice: e percio procede con gran rispetto
verso di cadauno principe e fa loro volentieri delle gratie, e

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[302/0314] Girolamo Soranzo ha fatto un giudicio mirabile nelle cause così di giustitia come di gratia che si propongono in segnatura, in modo che non s’a- pre la bocca che sa quello si può concedere e quello si deve negare, la quale parte è non pur utile ma necessaria in un pon- tefice per le molte et importanti materie che occorre trattar di tempo in tempo. Possiede molto bene la lingua latina e s’ha sempre dilettato di conoscer le sue bellezze, in modo che, per quanto mi ha detto l’illustrissimo Navagiero, che ne ha così bel giudicio, nei concistorj, dove è l’uso di parlar latino, dice quello che vuole e facilmente e propriamente. Non ha studiato in theo- logia, onde avviene che non vuole mai propria autorità pi- gliar in se alcuna delle cause commesse all’ ufficio dell’ inqui- sitione: ma usa di dire che non essendo theologo si contenta rimettersi in tutte le cose a chi si ha il carico: e se bene si conosce non esser di sua satisfatione il modo che tengono gl’in- quisitori di procedere per l’ordinario con tanto rigore contra gl’in- quisiti, e che si lascia intendere che più gli piaceria che usas- sero termini da cortese gentilhuomo che da frate severo, nondi- meno non ardisce o non vuole mai opponersi ai giudicii loro, nei quali interviene poche volte, facendosi per il più congrega- tioni senza la presenza sua. Nelle materie e deliberationi di stato non vuole consiglio d’alcuno, in tanto che si dice non es- ser stato pontefice più travagliato e manco consigliato di S. Stà, non senza meraviglia di tutta la corte che almeno nelle cose di maggior importantia ella non voglia avere il parere di qualche cardinale, che pur ve ne sono molti di buon consiglio: e so che un giorno Vargas lo persuase a farlo, con dirle che se bene S. Stà era prudentissima, che però unus vir erat nullus vir, ma ella se lo levò d’inanzi con male parole: et in effetto si vede che, o sia che ella stima esser atta di poter resolver da se tutte le materie che occorrono, o che pur conosca esser pochi o forse niuno cardinale che non sia interessato con qualche principe, onde il giudicio non può esser libero e sincero, si vede, dico, che non si vuole servire d’altri che dal cardl Borromeo e dal sigre Tolomeo, i quali essendo giovani di niuna o poca sperienza et esseguenti ad ogni minimo cenno di S. Stà, si pos- sono chiamar piutosto semplici esecutori che consiglieri. Da questo mancamento di consiglio ne nasce che la Beate Sua, di natura molto presta per tutte le sue attioni, si risolve anco molto presto in tutte le materie, per importanti che le sieno, e presto si rimuove da quello che ha deliberato: perche quando sono pub- blicate le sue deliberationi e che li venga poi dato qualche ad- vertimento in contrario, non solo le altera, ma fa spesso tutto l’opposito al suo primo disegno, il che a mio tempo è avvenuto non una ma molte volte. Con i principi tiene modo immediate contrario al suo precessore: perche quello usava di dire il grado del pontefice esser per metter sotto i piedi gl’imperatori et i re, e questo dice che senza l’autorità de’ principi non si può con- servare quella del pontefice: e percio procede con gran rispetto verso di cadauno principe e fa loro volentieri delle gratie, e

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 302. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/314>, abgerufen am 06.05.2024.