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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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P. Contarini Rel. di Roma 1627.

autorizzo il negotiato del suo precessore, insiste e parlo sem-
pre per il trattato di Madrid, nego assolutamente il permettere
per qualsivoglia maniera a' Spagnoli il passo, e sollecito in fre-
quenti audienze il pontefice a risolvere alcuna cosa, poiche ne
a maggiori lunghezze ne a piu tarde dilationi potea la lega as-
sentire.

Il pontefice, che non stimo mai tanta risolutione nelli col-
legati ne da questa causa fossero per condursi all' armi, mas-
sime che'l suo nuntio in Francia e quello di Suizzeri afferma-
rono del continuo alla Sta Sua con lettere che'l marchese di
Covre mai bavrebbe presentate l'armi del re dove vi fossero le
insegne della Beatne Sua, s'ando pure continuando nelle irre-
solutioni, e quanto piu accrescevano et apparivano le difficolta,
tanto maggiormente veniva ella a persuadersi (ne vi mancava
chi la confermava in questo) che in fine nelle contese essa ne
restarebbe posseditrice. E benche Bettune per ultimo significo
al papa che il re e la lega insieme la supplicavano di rimettere
ai Spagnoli li forti conforme allo obbligo del deposito, accioche
essendovi necessita di mover l'armi non s'attribuisca a poco ri-
spetto l'andar contro quelle della Sta Sua, e se all' hora il pon-
tefice si risolvea e prendea partito come dovea, offerendo ai Spa-
gnoli li forti, il tutto veniva ad aggiustarsi con la riputatione
sua e soddisfatione degli altri, poiche non gli havrebbono rice-
vuti li Spagnoli non trovandosi in termine di poterli difendere,
e cessava la causa di dolersi mentre in tempo eseguiva il pon-
tefice le conditioni del deposito, ne poteva alcuno contradire la-
sciandoli a Grisoni; corsero alcuni giorni: in fine surprese il
marchese di Covre Plata Mala: allora il pontefice pretese et
adimando tre mesi di tempo, e dopo si ristrinse a tanto che
bastasse di scriver in Spagna e farne l'eshibitione, dicendo che
li ministri d'Italia non tenevano facolta di ricever li forti. Ma
essendo di gia avanzate et ogni giorno procedendo di bene in
meglio l'intraprese di Covre, non fu stimato a proposito, anzi
sarebbe riuscito dannoso il suspender i progressi, per attender
poi di Spagna risposte incerte: e cosi ando il pontefice a poco
a poco perdendo tutto quello teneva in deposito, solo restan-
dole Riva e Chiavenna, che sole furono soccorse dai Spagnoli.
Si doleva Sta Sua che questi, se ben ricercati alle prime difese,
mai vennero al soccorso, et essi di non essere stati chiamati
in tempo, di modo che mal soddisfatti Spagnoli, non contenti
Francesi, ella sommamente disgustata stimando poco rispetto
s'havesse portato alle sue insegne, del continuo e grandemente
con ognuno se ne querelava: ne altrimenti facevano Spagnoli,
mentre attribuivano tutti gl'inconvenienti a lei, e di lei piu d'o-
gni altro si dolevano: et ancorche dopo spedisse il nipote le-
gato in Francia et in Spagna col fine ben noto a V. Serenita,
e conoscendo haver preso altra maggior mossa le armi d'Italia,
piu gravi si rendessero i pericoli se vi applicasse da dovero,
con tutto cio non si e potuto levare il primo concetto che da-
gli antecedenti mal incamminati principj non siano derivati gl'in-

con-

P. Contarini Rel. di Roma 1627.

autorizzò il negotiato del suo precessore, insistè e parlò sem-
pre per il trattato di Madrid, negò assolutamente il permettere
per qualsivoglia maniera a’ Spagnoli il passo, e sollecitò in fre-
quenti audienze il pontefice a risolvere alcuna cosa, poiche nè
a maggiori lunghezze nè a più tarde dilationi potea la lega as-
sentire.

Il pontefice, che non stimò mai tanta risolutione nelli col-
legati nè da questa causa fossero per condursi all’ armi, mas-
sime che’l suo nuntio in Francia e quello di Suizzeri afferma-
rono del continuo alla S Sua con lettere che’l marchese di
Covre mai bavrebbe presentate l’armi del re dove vi fossero le
insegne della Beatne Sua, s’andò pure continuando nelle irre-
solutioni, e quanto più accrescevano et apparivano le difficoltà,
tanto maggiormente veniva ella a persuadersi (nè vi mancava
chi la confermava in questo) che in fine nelle contese essa ne
restarebbe posseditrice. E benche Bettune per ultimo significò
al papa che il re e la lega insieme la supplicavano di rimettere
ai Spagnoli li forti conforme allo obbligo del deposito, accioche
essendovi necessità di mover l’armi non s’attribuisca a poco ri-
spetto l’andar contro quelle della S Sua, e se all’ hora il pon-
tefice si risolvea e prendea partito come dovea, offerendo ai Spa-
gnoli li forti, il tutto veniva ad aggiustarsi con la riputatione
sua e soddisfatione degli altri, poiche non gli havrebbono rice-
vuti li Spagnoli non trovandosi in termine di poterli difendere,
e cessava la causa di dolersi mentre in tempo eseguiva il pon-
tefice le conditioni del deposito, nè poteva alcuno contradire la-
sciandoli a Grisoni; corsero alcuni giorni: in fine surprese il
marchese di Covre Plata Mala: allora il pontefice pretese et
adimandò tre mesi di tempo, e dopo si ristrinse a tanto che
bastasse di scriver in Spagna e farne l’eshibitione, dicendo che
li ministri d’Italia non tenevano facoltà di ricever li forti. Ma
essendo di già avanzate et ogni giorno procedendo di bene in
meglio l’intraprese di Covre, non fu stimato a proposito, anzi
sarebbe riuscito dannoso il suspender i progressi, per attender
poi di Spagna risposte incerte: e così andò il pontefice a poco
a poco perdendo tutto quello teneva in deposito, solo restan-
dole Riva e Chiavenna, che sole furono soccorse dai Spagnoli.
Si doleva S Sua che questi, se ben ricercati alle prime difese,
mai vennero al soccorso, et essi di non essere stati chiamati
in tempo, di modo che mal soddisfatti Spagnoli, non contenti
Francesi, ella sommamente disgustata stimando poco rispetto
s’havesse portato alle sue insegne, del continuo e grandemente
con ognuno se ne querelava: nè altrimenti facevano Spagnoli,
mentre attribuivano tutti gl’inconvenienti a lei, e di lei più d’o-
gni altro si dolevano: et ancorche dopo spedisse il nipote le-
gato in Francia et in Spagna col fine ben noto a V. Serenità,
e conoscendo haver preso altra maggior mossa le armi d’Italia,
più gravi si rendessero i pericoli se vi applicasse da dovero,
con tutto cio non si è potuto levare il primo concetto che da-
gli antecedenti mal incamminati principj non siano derivati gl’in-

con-
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[416/0428] P. Contarini Rel. di Roma 1627. autorizzò il negotiato del suo precessore, insistè e parlò sem- pre per il trattato di Madrid, negò assolutamente il permettere per qualsivoglia maniera a’ Spagnoli il passo, e sollecitò in fre- quenti audienze il pontefice a risolvere alcuna cosa, poiche nè a maggiori lunghezze nè a più tarde dilationi potea la lega as- sentire. Il pontefice, che non stimò mai tanta risolutione nelli col- legati nè da questa causa fossero per condursi all’ armi, mas- sime che’l suo nuntio in Francia e quello di Suizzeri afferma- rono del continuo alla Stà Sua con lettere che’l marchese di Covre mai bavrebbe presentate l’armi del re dove vi fossero le insegne della Beatne Sua, s’andò pure continuando nelle irre- solutioni, e quanto più accrescevano et apparivano le difficoltà, tanto maggiormente veniva ella a persuadersi (nè vi mancava chi la confermava in questo) che in fine nelle contese essa ne restarebbe posseditrice. E benche Bettune per ultimo significò al papa che il re e la lega insieme la supplicavano di rimettere ai Spagnoli li forti conforme allo obbligo del deposito, accioche essendovi necessità di mover l’armi non s’attribuisca a poco ri- spetto l’andar contro quelle della Stà Sua, e se all’ hora il pon- tefice si risolvea e prendea partito come dovea, offerendo ai Spa- gnoli li forti, il tutto veniva ad aggiustarsi con la riputatione sua e soddisfatione degli altri, poiche non gli havrebbono rice- vuti li Spagnoli non trovandosi in termine di poterli difendere, e cessava la causa di dolersi mentre in tempo eseguiva il pon- tefice le conditioni del deposito, nè poteva alcuno contradire la- sciandoli a Grisoni; corsero alcuni giorni: in fine surprese il marchese di Covre Plata Mala: allora il pontefice pretese et adimandò tre mesi di tempo, e dopo si ristrinse a tanto che bastasse di scriver in Spagna e farne l’eshibitione, dicendo che li ministri d’Italia non tenevano facoltà di ricever li forti. Ma essendo di già avanzate et ogni giorno procedendo di bene in meglio l’intraprese di Covre, non fu stimato a proposito, anzi sarebbe riuscito dannoso il suspender i progressi, per attender poi di Spagna risposte incerte: e così andò il pontefice a poco a poco perdendo tutto quello teneva in deposito, solo restan- dole Riva e Chiavenna, che sole furono soccorse dai Spagnoli. Si doleva Stà Sua che questi, se ben ricercati alle prime difese, mai vennero al soccorso, et essi di non essere stati chiamati in tempo, di modo che mal soddisfatti Spagnoli, non contenti Francesi, ella sommamente disgustata stimando poco rispetto s’havesse portato alle sue insegne, del continuo e grandemente con ognuno se ne querelava: nè altrimenti facevano Spagnoli, mentre attribuivano tutti gl’inconvenienti a lei, e di lei più d’o- gni altro si dolevano: et ancorche dopo spedisse il nipote le- gato in Francia et in Spagna col fine ben noto a V. Serenità, e conoscendo haver preso altra maggior mossa le armi d’Italia, più gravi si rendessero i pericoli se vi applicasse da dovero, con tutto cio non si è potuto levare il primo concetto che da- gli antecedenti mal incamminati principj non siano derivati gl’in- con-

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 416. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/428>, abgerufen am 04.05.2024.