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Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836.

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Relazione 1737.

mente perche la corte di Roma va con essa piu cauta che con
qualsivoglia altro nell' introdurre, sostenere e resistere alle no-
vita che intervenir potessero. Il sempre mai lodevole cardle Fleuri,
grand' esemplare nel ministero politico, ha saputo tener sempre
soggetta la politica alla religione senza mai confondere l'auto-
rita spirituale con la temporale: e questo fa che durante il suo
ministero la corte di Roma sia si trattenuta nei limiti dovuti e
quasi con una perpetua condescenza, a segno che l'avrebbe co-
stituito l'arbitro di tutte le sua differenze, se gli altri poten-
tati non avessero temuta la grande equita e l'imparzialita di quell'
eroe nel ministero politico.

Gravissimi furono i sconcerti, tuttavia non appianati ancora,
con la corte di Portogallo, dove il carattere di quel re fa che
acquistano giornalmente vigore ed insistenza le sue pretese quanto
piu si contrastano: e per dirla con chiarezza, le differenze in-
sorte col Portogallo e con la Spagna avendo da qualche tempo
sospese le rendite opulentissime di que' vasti regni, ha quasi
scompaginata la corte e la citta di Roma, dove migliaja di fa-
miglie da qualche anno in qua sono ridotte dall' opulenza alla
poverta e tante altre dalla sufficienza alla miseria. Questo fa
che la disposizione d'infiniti beneficj in Spagna, in Portogallo
e nel regno di Napoli rimanendo sospesa, anzi correndo appa-
renza che rimaner possa all' autorita temporale di que' regnanti,
gran numero dei loro sudditi secolari e regolari altre volte con-
sacrati a sostenere la corte di Roma presentemente l'abbando-
nano, e gran numero ancora dei Romani stessi vengono con-
dotti a coltivar le potenze straniere dall' avidita e necessita loro.
Particolare e curiosa e stata la condotta della corte di Roma
verso le pretese di questo principe di aver il cardinale nato il
patriarca di Lisbona. Fu considerato da quel re come condi-
zione indispensabile dell' accomodamento delle vertenze che cor-
rono tra le due corti, di godere una tal distinzione, ed il papa,
usando in cio dell'antico costume Romano, si e dimostrato al-
cune volte del tutto alieno, altre quasi propenso di soddisfare
le premure del re. La cosa non e ancora decisa, ed in ogni
maniera che venghi consumata fornira argomenti non indifferenti
di discorsi e forse di querele tra gli altri principi.

Altre volte il pretendente faceva un' oggetto massimo della
corte di Roma, la quale si lusingava molto sopra l'appoggio delle
corti di Francia e Spagna, dacche si riunirono ambedue nella
casa di Borbon: ma in oggi scopertasi la gelosia tra la linea
primogenita e la cadetta e conosciutosi che la regina di Spagna
non ha veramente altre mire che l'ingrandimento dei proprj figli,
l'esule pretendente e la degna sua famiglia divengono presto a
molti oggetto piu grave ancora che di conforto.

L'imperatore ha fatto e fa tuttavia tremare il presente mi-
nistero di Roma, vedendosi egli stesso dar mano ad introdurre
nei suoi stati d'Italia quelle riforme d'abusi che devono col tempo
servire di esempio sommamente pregiudiciale ai Romani: e cio
ch'e peggio per loro, appena ha introdotto le sue truppe nella

Relazione 1737.

mente perchè la corte di Roma va con essa più cauta che con
qualsivoglia altro nell’ introdurre, sostenere e resistere alle no-
vità che intervenir potessero. Il sempre mai lodevole cardle Fleuri,
grand’ esemplare nel ministero politico, ha saputo tener sempre
soggetta la politica alla religione senza mai confondere l’auto-
rità spirituale con la temporale: e questo fa che durante il suo
ministero la corte di Roma sia si trattenuta nei limiti dovuti e
quasi con una perpetua condescenza, a segno che l’avrebbe co-
stituito l’arbitro di tutte le sua differenze, se gli altri poten-
tati non avessero temuta la grande equità e l’imparzialità di quell’
eroe nel ministero politico.

Gravissimi furono i sconcerti, tuttavia non appianati ancora,
con la corte di Portogallo, dove il carattere di quel re fa che
acquistano giornalmente vigore ed insistenza le sue pretese quanto
più si contrastano: e per dirla con chiarezza, le differenze in-
sorte col Portogallo e con la Spagna avendo da qualche tempo
sospese le rendite opulentissime di que’ vasti regni, ha quasi
scompaginata la corte e la città di Roma, dove migliaja di fa-
miglie da qualche anno in quà sono ridotte dall’ opulenza alla
povertà e tante altre dalla sufficienza alla miseria. Questo fa
che la disposizione d’infiniti beneficj in Spagna, in Portogallo
e nel regno di Napoli rimanendo sospesa, anzi correndo appa-
renza che rimaner possa all’ autorità temporale di que’ regnanti,
gran numero dei loro sudditi secolari e regolari altre volte con-
sacrati a sostenere la corte di Roma presentemente l’abbando-
nano, e gran numero ancora dei Romani stessi vengono con-
dotti a coltivar le potenze straniere dall’ avidità e necessità loro.
Particolare e curiosa è stata la condotta della corte di Roma
verso le pretese di questo principe di aver il cardinale nato il
patriarca di Lisbona. Fu considerato da quel re come condi-
zione indispensabile dell’ accomodamento delle vertenze che cor-
rono tra le due corti, di godere una tal distinzione, ed il papa,
usando in ciò dell’antico costume Romano, si è dimostrato al-
cune volte del tutto alieno, altre quasi propenso di soddisfare
le premure del re. La cosa non è ancora decisa, ed in ogni
maniera che venghi consumata fornirà argomenti non indifferenti
di discorsi e forse di querele tra gli altri principi.

Altre volte il pretendente faceva un’ oggetto massimo della
corte di Roma, la quale si lusingava molto sopra l’appoggio delle
corti di Francia e Spagna, dacchè si riunirono ambedue nella
casa di Borbon: ma in oggi scopertasi la gelosia tra la linea
primogenita e la cadetta e conosciutosi che la regina di Spagna
non ha veramente altre mire che l’ingrandimento dei proprj figli,
l’esule pretendente e la degna sua famiglia divengono presto a
molti oggetto più grave ancora che di conforto.

L’imperatore ha fatto e fa tuttavia tremare il presente mi-
nistero di Roma, vedendosi egli stesso dar mano ad introdurre
nei suoi stati d’Italia quelle riforme d’abusi che devono col tempo
servire di esempio sommamente pregiudiciale ai Romani: e ciò
ch’è peggio per loro, appena ha introdotto le sue truppe nella

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[509/0521] Relazione 1737. mente perchè la corte di Roma va con essa più cauta che con qualsivoglia altro nell’ introdurre, sostenere e resistere alle no- vità che intervenir potessero. Il sempre mai lodevole cardle Fleuri, grand’ esemplare nel ministero politico, ha saputo tener sempre soggetta la politica alla religione senza mai confondere l’auto- rità spirituale con la temporale: e questo fa che durante il suo ministero la corte di Roma sia si trattenuta nei limiti dovuti e quasi con una perpetua condescenza, a segno che l’avrebbe co- stituito l’arbitro di tutte le sua differenze, se gli altri poten- tati non avessero temuta la grande equità e l’imparzialità di quell’ eroe nel ministero politico. Gravissimi furono i sconcerti, tuttavia non appianati ancora, con la corte di Portogallo, dove il carattere di quel re fa che acquistano giornalmente vigore ed insistenza le sue pretese quanto più si contrastano: e per dirla con chiarezza, le differenze in- sorte col Portogallo e con la Spagna avendo da qualche tempo sospese le rendite opulentissime di que’ vasti regni, ha quasi scompaginata la corte e la città di Roma, dove migliaja di fa- miglie da qualche anno in quà sono ridotte dall’ opulenza alla povertà e tante altre dalla sufficienza alla miseria. Questo fa che la disposizione d’infiniti beneficj in Spagna, in Portogallo e nel regno di Napoli rimanendo sospesa, anzi correndo appa- renza che rimaner possa all’ autorità temporale di que’ regnanti, gran numero dei loro sudditi secolari e regolari altre volte con- sacrati a sostenere la corte di Roma presentemente l’abbando- nano, e gran numero ancora dei Romani stessi vengono con- dotti a coltivar le potenze straniere dall’ avidità e necessità loro. Particolare e curiosa è stata la condotta della corte di Roma verso le pretese di questo principe di aver il cardinale nato il patriarca di Lisbona. Fu considerato da quel re come condi- zione indispensabile dell’ accomodamento delle vertenze che cor- rono tra le due corti, di godere una tal distinzione, ed il papa, usando in ciò dell’antico costume Romano, si è dimostrato al- cune volte del tutto alieno, altre quasi propenso di soddisfare le premure del re. La cosa non è ancora decisa, ed in ogni maniera che venghi consumata fornirà argomenti non indifferenti di discorsi e forse di querele tra gli altri principi. Altre volte il pretendente faceva un’ oggetto massimo della corte di Roma, la quale si lusingava molto sopra l’appoggio delle corti di Francia e Spagna, dacchè si riunirono ambedue nella casa di Borbon: ma in oggi scopertasi la gelosia tra la linea primogenita e la cadetta e conosciutosi che la regina di Spagna non ha veramente altre mire che l’ingrandimento dei proprj figli, l’esule pretendente e la degna sua famiglia divengono presto a molti oggetto più grave ancora che di conforto. L’imperatore ha fatto e fa tuttavia tremare il presente mi- nistero di Roma, vedendosi egli stesso dar mano ad introdurre nei suoi stati d’Italia quelle riforme d’abusi che devono col tempo servire di esempio sommamente pregiudiciale ai Romani: e ciò ch’è peggio per loro, appena ha introdotto le sue truppe nella

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Zitationshilfe: Ranke, Leopold von: Die römischen Päpste. Bd. 3. Berlin, 1836, S. 509. In: Deutsches Textarchiv <https://www.deutschestextarchiv.de/ranke_paepste03_1836/521>, abgerufen am 06.05.2024.